Rivista dell'Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
Numero 23

La Certosa di Milano al tempo di don Simone Minola (1873-1888): da chiesa monumentale per la sola presenza degli affreschi di Daniele Crespi a “pregevole tempio, veramente degno d’essere conservato...

Ferdinando Zanzottera

Il saggio ricostruisce le tappe salienti dell’impegno culturale profuso da don Simone Minola, parroco della Certosa di Milano (Garegnano) dal 1873 al 1888, per restaurare e salvaguardare questo insigne monumento di origine viscontea dall’oblio della dimenticanza e dalla devastazione dell’incuria. Egli fu una delle prime personalità religiose milanesi ad occuparsi seriamente di valorizzare, non senza qualche contraddizione e ambiguità culturale, l’antico cenobio certosino, che nel periodo successivo alla soppressione austrica aveva visto la demolizione completa del Grande Chiostro, delle Celle monastiche, della Prioria e di altri ampi volumi architettonici. Basandosi quasi esclusivamente su documenti inediti rintracciati in numerosi archivi, l’autore qui delinea meticolosamente tutte le azioni promosse dal parroco che in quindici anni riuscì a far cambiare il giudizio di valore su questa chiesa, prima ritenuta significativa esclusivamente per la presenza degli affreschi di Daniele Crespi e, successivamente, considerata pregevole testimonianza della storia dell’arte meritevole di essere tutelata in “tutti i suoi aspetti”.

The Certosa di Milano at the time of Don Simone Minola (1873-1888): a monumental church for the only presence of the frescoes by Daniele Crespi, a “valuable temple, truly worthy of being preserved....

The essay reconstructs the salient stages of the cultural commitment lavished by don Simone Minola, parish priest of the Certosa di Milano (Garegnano) from 1873 to 1888, to restore and safeguard this remarkable monument of Visconti origin from the oblivion of forgetfulness and the devastation of negligence. He was one of the first Milanese religious personalities to take serious care to enhance, not without some contradiction and cultural ambiguity, the ancient Carthusian monastery, which in the period after the Austrian abolition had seen the complete demolition of the Great Cloister, the Monastic Cells, the Priory and other large architectural volumes. Basing itself almost exclusively on unpublished documents traced in numerous archives, the author here meticulously outlines all the actions promoted by the parish priest who in fifteen years managed to change the value judgment on this church, previously considered significant only for the presence of Daniele’s frescoes Crespi and, subsequently, considered valuable evidence of the history of art deserving to be protected in “all its aspects”.